Roma incontra Il Messico. Uno speciale contributo per celebrare i centocinquanta anni di indipendenza del territorio centroamericano e un’ indagine sul ruolo dell’arte nel paese. (English Version)

Autore sconosciuto (attribuita a Casasola) Zapata con fucile, fascia e sciabola, Cuernavaca, 1915 ca.
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194, Roma.
Info: www.palazzodellesposizioni.it
L’arte messicana arriva a Roma, incrociando presente e passato, combinando le produzioni artigianali di civiltà antichissime, con le immagini fotografiche della rivoluzione dei primi decenni del 1900 e ancora con le creazioni contemporanee di Carlos Amorales. Un’esperienza a trecentosessanta gradi che sa stimolare la mente andando alla ricerca di punti di contatto nell’evoluzione della cultura e del pensiero messicano.
Mexico. Immagini di una rivoluzione
a cura di John Mraz
Il Palazzo delle Esposizioni di Roma, ospita fino al 9 Gennaio, una mostra fotografica ampia e molto ben curata sul decennio 1910-1920 in Messico.
Un totale di quasi duecento immagini si susseguono nei grandi padiglioni del piano superiore del Palazzo e offrono allo spettatore un percorso in grado di ricostruire in modo complesso e dettagliato gli eventi che caratterizzarono quegli anni.
Le stampe, tutte vintage, provengono da numerosi fondi archivistici della Fototeca Nazionale dell’INAH (Instituto Nacional de Antropología e Historia di Città del Messico).
La narrazione dei differenti movimenti rivoluzionari, che si agitarono nel Paese in quel decennio, ha la caratteristica di essere strutturata su differenti piani di analisi: non vi è infatti solo un approfondimento di tipo socio-antropologico, ma sono invece messe in luce differenti sfaccettature. La dimensione politica è vissuta da un duplice punto di vista: da una parte l’occhio attento del reporter e dall’altro lo sguardo intenso di gran parte dei soggetti ritratti.
Undici le suddivisioni: Il Porfiriato, periodo che si estese dal 1880 al 1910 e che vide un regime definito Pan y Palo (Pane e Bastone), proprio in riferimento alla durezza di tale clima politico. Il Maderismo, che fu l’inizio della Rivoluzione Messicana sotto la guida di Francesco I Madero. L’obiettivo era quello di porre fine alla dittatura e di portare alla dimissione di Porfirio Diaz. È l’inizio della fotografia di guerra e una delle immagini più rilevanti è proprio quella che raffigura Francesco I Madero durante le votazioni, presso il seggio elettorale. Lo Zapatismo, movimento guidato da Emiliano Zapata. Le immagini più belle di questa sessione sono quelle realizzate da Salmeròn, tra cui una splendida panoramica raffigurante “I rivoluzionari del Sud”. L’Orozquismo e la nuova estetica del fotogiornalismo: il movimento guidato da Orozco è stato uno dei più noti del periodo. In questa serie di scatti, ne ritroviamo una in particolare (Una telefonata degli ufficiali dell’esercito durante una battaglia contro i sostenitori di Orozco ) di notevole modernità e fascino, impressa nel 1912 a Chihuahua, in pellicola medio formato che già sviluppa tutte le potenzialità dei 35 mm. Va inoltre ricordato che gran parte delle immagini in mostra sono state realizzate da autori anonimi e che le stampe sono entrate a far parte del fondo dell’INAH solo in un secondo momento, quindi molte sono state soggette a scarsa attenzione nella conservazione o riportano appunti e didascalie direttamente sul fronte della fotografia.

Autore sconosciuto, Esecuzione di Marcelino Martínez, Arcadio Jiménez e Hilario Silva, Chalco, 28 aprile 1909. Fondo archivio Casasola. SINAFO-Fototeca nacional dell’INAH © CONACULTA/INAH, Sistema
Vi è poi L’Invasione di Veracruz, un laboratorio fotografico: le testimonianze dell’invasione da parte degli Stati Uniti d’America per far si che la rivoluzione rimanesse all’interno della sfera d’interesse Nord-Americana. Il Villismo, un condottiero armato di macchina fotografica: narrano le storie degli uomini guidati da Pancho Villa, il più famoso dei condottieri. Le foto iniziano a divenire più spontanee e moderne, i soggetti ad essere abituati all’occhio meccanico e a smettere di farsi ritrarre in pose del tutto innaturali, soprattutto perché gli apparecchi fotografici cominciavano ad essere più manegevoli e meno ingombranti. Il Convenzionismo, fotografie di contrasto: si narrano i momenti successivi alla Convenzione di Aguascalientes del 1914 e l’occupazione del distretto federale. Scatti che hanno la forza di mettere in risalto il ruolo storico di figure solitamente considerate marginali, come le classi popolari che in questo caso, si impossessarono letteralmente della società.

Autore sconosciuto (attribuita a Casasola). Zapata con fucile, fascia e sciabola, Cuernavaca, 1915 ca. Piezografia, 16 x 20 ” Negativo originale su lastra di vetro alla gelatina 5x 7″ Fondo Archivio Casasola. SINAFO-Fototeca Nazionale dell’INAH. © Derechos universales del SINAFO – Fototeca Nacional del INAH
L’immagine raffigura Emiliano Zapata (1879-1919), in posa, con la sguardo fisso in macchina. Nonostante il tipo di ritratto non sia di particolare modernità è interessante notare gli elementi che ruotano intorno al soggetto principale: gli uomini ritratti sullo sfondo infatti, non riescono ad evitare di guardare dritto l’obiettivo del fotografo e divengono parte fondamentale nella costruzione dell’immagine, creando un dialogo che prevede un duplice interlocutore: lo spettore prima e Zapata poi.
Il Costituzionalismo, nel segno della vittoria: movimento nato a seguito del rovesciamento di Francesco I Madero. Il punto fondamentale di queste immagini, che viene sottolineato anche nella sessione successiva, intitolata I Fotografi, è che coloro che hanno realizzato gli scatti appartenevano ai movimenti stessi e non erano assolutamente imparziali.
L’ultima sessione è composta da soli cinque fotografie ed è intitolata le Icone: sono qui raccolte le raffigurazioni che oramai appartengono all’immaginario collettivo e che identificano, a livello iconico appunto, la rivoluzione messicana.
Vi sono, oltre a questa già ampia ricostruzione, altri due approfondimenti: il primo di tipo sonoro, è intitolato Suoni della Rivoluzione ed è composto da trentatrè tracce audio che ricostruiscono la musica di quel decennio; il secondo invece è di tipo visivo, ed è costituito da due brevi video filmati durante la rivoluzione stessa.
L’esposizione si rivela assolutamente interessante e ha la caratteristica di alternare, mediante un ritmo piacevole e sostenuto, i differenti momenti e aspetti che hanno segnato una fase così importante della storia messicana.
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Sempre in questi giorni, presso la stessa sede è possibile visitare altre due importanti esposizioni, che rendono il quadro dell’arte messicana più completo e che accompagnano le immagine fotografiche dando voce, da una parte, all’arte contemporanea, mediante le opere di CARLOS AMORALES, e dall’altra, facendo un salto indietro nel tempo, ricostruiscono gli eventi che segnarono il destino della civiltà precolombiana di TEOTIHUACAN tra il II secolo e il VII sec. d.C.
Mexico. Carlos Amorales. Remix.
9 novembre 2010 – 27 febbraio 2011
A cura di Daniela Lancioni
A Carlos Amorales (uno dei più noti artisti messicani contemporanei) , è affidato il compito di esporre agli occhi europei la lucidità e il dinamismo dell’arte contemporanea. La sua opera, intitolata Remix, riunisce sei possenti installazioni, realizzate tra il 2006 e il 2010, che come differenti temi musicali, si mescolano l’una con l’altra dando forma a nuove costruzioni dello spazio. El estudio por la ventana, Drifting star, Black cloud, Why fear the future?, The Skeleton Image Constellation (Liquid Archive), Spider Galaxy: questi i titoli delle opere che si incontrano e dialogano prima di tutto tra loro e poi con il fruitore, lasciando spesso a bocca aperta sia per le grandi dimensioni, sia per la continuità nello spazio che sanno creare che per il potente coinvolgimento da cui ci si sente avvolti, camminando nelle sale.

Giaguaro di Xalla, 350 – 650 d.c. (Teotihuacan, Xalla). INAH. Museo Nacional de Antropología. Consejo Nacional Para la Cultura y Las Artes. Instituto Nacional de Antropología e Historia, Mèxico. Foto © Martirene Alcántara.
Teotihuacan. La città degli Dei
9 novembre 2010 – 27 febbraio 2011
In ultimo, ma ancora di notevole valore, Teotihuacan. La città degli Dei: sono esposti oltre quattrocentocinquanta oggetti, per la prima volta nella nostra Penisola, provenienti dall’antichissima civiltà di Teotihuacan, che fanno un volo panoramico sull’arte, la religione e la vita quotidiana tra il 100 a.C. e il 650 d.C.
Vi sono vasi policromi, sculture in pietra, pitture murali, statue monumentali, maschere e quindici giganti frammenti di pittura murale, che sono tornati alla luce dopo l’ultima recente campagna di scavi archeologici condotti sul territorio. La mostra è suddivisa in sette sezioni, che articolano un itinerario variegato e denso di informazioni e scoperte.
Per visitare l’intero Palazzo vi è sicuramente bisogno di un buon numero di ore, in special modo se si intende davvero metabolizzare il taglio storico che i curatori delle tre differenti mostre offrono allo spettatore. Tuttavia si può sempre scegliere di passeggiare tra le grandi sale e lasciare che siano gli oggetti a richiamare la nostra attenzione, subendo così volontariamente il fascino dell’arte e della storia e andando ad approfondire solo gli aspetti che hanno saputo davvero affascinarci.